Report e “il prodotto sei tu”. Che ci piaccia o meno.

Report e “il prodotto sei tu”. Che ci piaccia o meno.

La puntata di Report del 10 Aprile 2011 dal titolo “Il prodotto sei tu” ha generato una quantità incredibile di commenti e critiche nella blogosfera e soprattutto nella socialsfera (Facebook e Twitter), i soggetti chiamati in causa nel servizio.

Tralasciando la cronaca dei contenuti (il video integrale lo potete trovare qua), provo anche io a dire la mia sulla questione.

Report Rai 3

Innanzi tutto non capisco il motivo di tutta questa indignazione che si è generata.
La prima cosa che ho pensato quando ho visto la puntata è stata: “beh, niente di nuovo“.

Mica l’avrete scoperto ora che Facebook e Google solo colossi che stanno là solo per far soldi, che offrono una miriade di servizi gratuiti ma in qualche modo ci devono guadagnare…. e come pensavate che facessero? Piantando i dollari su Farmville ? 🙂
Le dinamiche che ci sono dietro, gli investimenti, il valore che i profili ed i dati degli utenti hanno per il marketing non son certo delle novità.

I problemi di sicurezza e privacy sul Web sono da sempre presenti sotto gli occhi di tutti (per lo meno di chi è un minimo esperto della Rete)… e se è solo adesso che ve ne siete resi conto, beh… buongiorno!

Una delle critiche principali che vengono mosse alla redazione di Report è l’aver buttato dentro un unico calderone tanti argomenti senza approfondire. E cosa c’è di sbagliato? A me sembra già molto importante che si sia parlato (o solo accennato) di tali argomenti in una tv generalista in cui la norma (scusate il francesismo) è vedere tette e culi.
Certi argomenti sono ostici anche per i “nerd” di Internet, figuriamoci per l’utente medio comune, al quale Report si rivolge. Perché nonostante la stragrande maggioranza dei telespettatori di Report siano anche utenti della Rete, non è solo a loro che il programma vuole rivolgersi. (come ribadisce la stessa Gabanelli nella replica audio fatta all’Unità)

Se andiamo ad analizzare tutti i contenuti non mi sembra che ci sia NIENTE DI SBAGLIATO in quello che hanno detto. Nessun grosso sfondone. Hanno cercato di dire tanto (forse troppo) in un’ora di programma, forse questo è vero, ma si vede che volevano metter dentro più informazioni possibili, senza entrare troppo nei tecnicismi. Come è giusto che sia.

Che pretendevate? Forse che parlando di HTTPS si mettessero a spiegare la struttura TCP/IP ed i certificati a chiave pubblica/privata?
Se uno vuole approfondire, la rete è fatta apposta. Non è quella l’impronta che si può dare ad un programma divulgativo d’inchiesta.

La seconda critica che viene fatta è quella di aver generato “terrorismo psicologico” nell’uso dei social network.
Mi sembra assurdo: hanno detto semplicemente come stanno le cose in realtà. Non mi pare di aver sentito “Facebook è il MALE, statene alla larga” (come qualcuno ha interpretato), ma hanno puntualizzato piuttosto i possibili pericoli derivanti dall’esporre senza pensarci troppo i propri dati su una piazza pubblica, senza aver mai la certezza assoluta della fine che faranno (o in quali mani andranno).

Non tutti gli utenti possono avere le conoscenze per capire le sfumature tecniche e giuridiche sulle questioni di privacy, per cui non ci vedo niente di mare nel cercare di sensibilizzare la loro coscienza puntando sulle “magagne “. Anche perché l’utilità ed il divertimento che un social network può offrire li sanno tutti, senza bisogno di farci l’ennesima apologia.
Ve l’immaginate un servizio che dica solo “I social network sono fighi. Andateci tutti perché è cosa buona e giusta“. Quello si che sarebbe pieno di banalità…

Per paragone, se vi dicono di non andare in auto perché potresti avere un incidente, cosa rispondereste?
In teoria può succedere, ma con le dovute precauzioni (e cautele) si può stare ragionevolmente tranquilli ed usufruirne senza problemi.
Il mondo della Rete non è affatto diverso: è solo molto più difficile accorgersi dei pericoli e prenderne coscienza.

La morale è: usate tutti gli strumenti che Internet ed il Web 2.0 offrono, ma accendete il cervello mentre lo fate.